Diretto da Christina Vandekerckhove, al sul suo primo lungometraggio, Milano è il film che venerdì 18 ottobre sarà presentato in anteprima ad Alice nella Città. Una storia interpretata da Matteo Simoni e Basil Wheatley che arriva alla Festa del Cinema di Roma 2024 per raccontare l’avventura del giovane protagonista, un ragazzino sordo alle prese con le difficoltà di tutti i giorni e con un padre imperfetto.
E che nasce da un progetto leggermente diverso. “Durante le ricerche per un documentario, ho incontrato molti genitori i cui figli si trovavano in custodia presso famiglie affidatarie. Potevano vedere i loro figli solo nei fine settimana, o a volte non li vedevano mai più. La rabbia e la tristezza di quei genitori mi hanno profondamente commosso – ha raccontato la regista. – Quando ho iniziato ad approfondire le loro storie, ho notato anche molti “nidi vuoti”. Spesso questi stessi individui provenivano da contesti familiari molto difficili, con poco amore. Era quindi possibile osservare uno schema che si ripete: queste persone hanno figli e finiscono per ricreare le stesse situazioni”.
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Con l’appuntamento dato da Alice nella Città sul proprio profilo Instagram, un interessante sguardo sulla storia, che vi presentiamo con le immagini del primo trailer e le dichiarazioni della stessa Christina Vandekerckhove. E nella quale vale la pena segnalare la presenza di Alexia Depicker, Jo Deseure e Taeke Nicolaï nel cast e del compositore Stijn Ylode de Gezelle.
Il trailer di Milano
Queste le parole della regista, che spiega la genesi del progetto definitivo:
In quel periodo è nata l’idea di Milano, anche perché mi era molto chiaro che il mio prossimo film sarebbe stato un lungometraggio narrativo. Tuttavia, volevo raccontare una storia che si svolgesse in modo diverso. Si percepisce l’impotenza del padre di Milano, Alain: vuole davvero essere un buon papà, anche se forse non ha gli strumenti giusti. A volte riesce a crescere bene suo figlio, altre volte no. Si capisce che lui stesso è cresciuto in condizioni difficili, non sicure. Fondamentalmente, una persona si forma nei primi tre anni di vita, quindi se quella base non è solida, le cose diventano difficili. È per questo che, come società, dobbiamo prenderci cura dei nostri figli, così come di quelle madri e quei padri che non hanno ricevuto il supporto necessario. Ci sono molti Alain e molti Milano nel nostro mondo. Dobbiamo prestargli attenzione, perché rappresentano anche il nostro futuro.
L’idea di fare di Milano un bambino sordo è venuta successivamente, quando ho visto un documentario e sono rimasta particolarmente colpita da un’intervista a un padre che diceva che la sordità di suo figlio non trova posto nella società. Tutti lo trattano come se fosse un’eccezione, ma è un ragazzo come tutti gli altri. Questo vale anche per Milano. Il film non parla di una persona sorda, ma di una persona semplicemente diversa.
Ho trascorso alcuni giorni di osservazione in una scuola per bambini sordi e con problemi di udito. Lì, ho notato che i bambini si toglievano l’impianto cocleare durante le pause. Quando ho chiesto perché lo facessero, mi hanno spiegato che l’impianto è molto impegnativo e faticoso, perché trasmette suoni non filtrati direttamente al cervello. Pertanto, preferiscono spegnerlo quando possibile.
Il rifiuto di Milano di parlare deriva dal fatto che i bambini provenienti da ambienti familiari molto instabili cercano di avere il controllo su qualcosa. Questo è in suo potere. In tutti gli altri aspetti, Milano non ha scelta. Suo padre non è mai a casa; ci sono poche cose su cui quel bambino ha avuto voce in capitolo. Decide quindi di non parlare non perché il mondo glielo chiede, ma perché lui non vuole farlo.
Per il ruolo di Milano, volevamo trovare qualcuno che fosse già in grado di usare la lingua dei segni, poiché sarebbe stato impossibile per un bambino recitare e imparare la lingua dei segni contemporaneamente. Per questo abbiamo cercato soprattutto bambini con genitori sordi, ma non abbiamo ottenuto risultati. Abbiamo quindi fatto dei casting con bambini dotati di impianto cocleare che, come Milano, possono sentire. Tuttavia, anche questo non ha avuto successo. Ero quasi sul punto di cancellare il film perché, senza il giusto Milano, non avrebbe funzionato. Poi, alla fine, ho incontrato Basil [Wheatley] ed è stato amore a prima vista. Ha aperto la porta ed ero lì, faccia a faccia con Milano.
Basil è sordo, come i suoi genitori. Nel film indossa un impianto cocleare, ma non nella vita reale. Per questo motivo, ha dovuto imparare tutto a memoria, poiché con lui non era possibile improvvisare. Non poteva sentire ciò che accadeva intorno a lui. Basil e io abbiamo lavorato sulla sceneggiatura per più di un anno, finché non ha capito il processo e come era costruita ogni scena. Ogni mercoledì pomeriggio si sedeva con me in un’aula poco accogliente. Si è impegnato moltissimo per diventare Milano.
Da tempo avevo messo gli occhi su Matteo [Simoni] per il ruolo del padre di Milano. Il personaggio è basato su una persona un po’ più anziana di lui che ho realmente conosciuto. Matteo è un attore incredibile. Gli ho mandato la sceneggiatura e mi ha chiamato subito per dirmi che voleva davvero il ruolo.
Milano, trama
Alain cresce da solo il figlio sordo di 12 anni, Milano, deciso a dargli una vita migliore della sua. Purtroppo, fallendo, nonostante le buone intenzioni e l’impegno profuso. Milano viene spesso lasciato a casa da solo e cerca la compagnia di Renée, una donna che sembra avere qualsiasi cosa possa desiderare. Il rapporto padre-figlio viene messo a dura prova quando Milano vuole incontrare la sua madre biologica. Tutto sta per cambiare.
Christina Vandekerckhove
Dopo essersi diplomata alla scuola di cinema KASK di Gand, ha lavorato come regista freelance, principalmente per produzioni televisive. RABOT (2017), il suo primo lungometraggio documentario, riguardava il trasloco dei residenti dalle torri Rabot di Gand, destinate a scomparire dal paesaggio urbano. Il film è stato proiettato in diversi festival, come l’International Film Festival di Rotterdam, e ha battuto tutti i record di ingressi per i documentari in Belgio. La sua prima esperienza di fiction è stata con MIA, un cortometraggio che ha girato numerosi festival. MILANO è il suo lungometraggio di debutto.