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Green Border di Agnieszka Holland

ZIELONA GRANICA (GREEN BORDER)

Venezia 80 – Concorso

Polonia/Francia/Repubblica Ceca/Belgio, 2023 Regia Agnieszka Holland Interpreti Jalal Altawil, Maja Ostaszewska, Tomasz Włosok, Behi Djanati Atai, Mohamad Al Rashi, Dalia Naous. Durata 152’

Prima ancora che iniziasse l’invasione russa dell’ucraina, era già in atto (e lo è tuttora) la grave crisi umanitaria e politica narrata dalla regista Agnieszka Holland in Green Border (Zielona granica), in concorso all’80ma Mostra del Cinema di Venezia: parliamo della situazione sul “confine verde”, quello tra la Bielorussia del dittatore Aleksandr Lukashenko e la Polonia dell’estrema destra di Mateusz Morawiecki. Dall’una i migranti africani e mediorientali tentano di far ingresso nell’altra, venendo brutalmente respinti alla frontiera dal governo polacco, che ha eretto un muro di 186 chilometri per bloccare gli ingressi. Questo scenario è stato recentemente raccontato anche da Kasia Smutniak nel documentario (in arrivo) Mur. Ed era solo questione di tempo prima che lo facesse Agnieszka Holland: infatti la cineasta polacca, oltre alle numerose e apprezzate collaborazioni col cinema e la tv angloamericane (ha diretto, tra le altre cose, Leonardo DiCaprio e David Thewlis nel film del 1995 Poeti dall’inferno, ma anche episodi di serie come The Wire, House of Cards, Cold Case e The Killing), racconta da decenni le pagine più buie della storia del Vecchio continente, come i crimini nazisti e la Seconda guerra mondiale in Europa Europa (1990) e In Darkness (2011), candidati all’Oscar. Green Border si focalizzerà in particolare su alcune figure: l’attivista Julia, la giovane guardia di frontiera Jan e una famiglia siriana. «Viviamo in un mondo in cui sono necessari grande immaginazione e coraggio per affrontare tutte le sfide dei nostri tempi», ha detto Holland. «La rivoluzione dei social media e l’intelligenza artificiale hanno ostacolato sempre di più l’ascolto di voci autentiche. A mio avviso, non ha alcun senso impegnarsi nell’arte se non si lotta per quelle voci, se non si lotta per porre domande su questioni importanti, dolorose, a volte irrisolvibili, che ci mettono di fronte a scelte drammatiche. Questa è esattamente la situazione in atto al confine tra Polonia e Bielorussia».

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