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El Conde di Pablo Larraìn / Ferrari di Michael Mann

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FERRARI

USA, 2023, Regia Michael Mann Interpreti Adam Driver, Penélope Cruz, Shailene Woodley, Sarah Gadon, Gabriel Leone, Jack O’Connell, Patrick Dempsey, Durata 130’ Distribuzione Black Bear International, Leone Film Group s.p.a.

Era dal 2015, quando diresse il sottovalutato action thriller Blackhat, che Michael Mann non tornava dietro la cinepresa. Ferrari, tratto dalla biografia Enzo Ferrari – The Man and the Machine (Penguin Books Ltd, 2019) scritta da Brock Yates, è la nuova sfida del regista di capolavori come L’ultimo dei mohicani (1992), Heat (1995), The Insider (1999), Collateral (presentato fuori concorso a Venezia nel 2006) e Nemico pubblico (2009).

Per capire da quanto tempo Michael Mann pensasse a questo progetto basti notare che ha scritto le prime versioni della sceneggiatura insieme al compianto Troy Kennedy-Martin (Un colpo all’italiana; Danko) scomparso nel 2009, prima di rimetterci mano numerose volte in quello che il montatore Pietro Scalia (premio Oscar per JFK – Un caso ancora aperto e Black Hawk Down – Black Hawk abbattuto) ha avvisato non essere biopic, «ma in realtà un film concentrato in un momento preciso della vita di Enzo Ferrari, nel 1957, dove si intrecciano eventi familiari e lavorativi. È un film complesso, un dramma shakespeariano». La storia è infatti ambientata nell’estate del 1957, anno di crisi professionale e personale per l’ex pilota Enzo Ferrari (Adam Driver): la bancarotta ha fatto crollare l’azienda fondata da lui e sua moglie Laura Dominica Garello (Penélope Cruz) soltanto dieci anni prima. Il matrimonio è stato duramente provato dalla morte del figlio Dino, prematuramente scomparso nel 1956 a soli 24 anni, a causa della distrofia di Duchenne, oltre che dalla relazione di Ferrari con Laura Lardi (Shailene Woodley), da cui ebbe il figlio Piero. In un contesto così delicato Ferrari è convinto che ci sia solo una cosa capace di sanare le ultime dolorose sconfitte della sua vita: scommettere tutto ciò che ha su una gara automobilistica che percorra tutta l’Italia, divenuta poi celebre come la Mille Miglia, sperando di salvare la sua squadra.

Una scena di “Ferrari” (2023)

Mann aveva inizialmente pensato a Christian Bale nei panni di Ferrari, successivamente sostituito da Hugh Jackman, prima che Adam Driver ottenesse definitivamente il ruolo nel gennaio 2022, tornando così a interpretare, dopo Maurizio Gucci in House of Gucci di Ridley Scott, uno dei più celebri protagonisti della storia italiana. Al fianco di Driver, oltre alle due donne della vita di Ferrari incarnate da Penélope Cruz e Shailene Woodley, troviamo Patrick Dempsey (appassionato di auto anche nella vita, fondatore con Alessandro Del Piero della scuderia Dempsey Del Piero Proton e per due volte partecipante alla 24 Ore di Le Mans) che interpreta il pilota Piero Taruffi, mentre Jack O’Connell veste i panni di Peter Collins.

Di Oscar Cosulich


EL CONDE

Cile, 2023, Regia Pablo Larraín, Interpreti Jaime Vadell, Gloria Münchmeyer, Alfredo Castro, Paula Luchsinger, Stella Gonet, Antonia Zegers, Marcial Tagle, Amparo Noguera, Diego Muñoz, Catalina Guerra, Durata 110′

Ad arricchire un concorso già molto interessante, la 80. Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia riporta al Lido Pablo Larraín, sicuramente tra i registi emersi negli ultimi anni più amati dai cinefili, e prosegue una tradizione che lo aveva visto presentare alla Biennale Cinema anche i precedenti Ema (nel 2019) e Spencer (nel 2021). Con El Conde, il regista cileno torna a percorrere le vie più surreali del suo cinema, mescolando il biografismo delle ultime prove con l’abitudine a raccontare il Cile e le sue ferite, sempre critico sulla storia recente del proprio Paese e del regime subito.

Quello del dittatore golpista Augusto Pinochet, che nel film torna in vita come vampiro in una sorta di universo parallelo nel quale vive nascosto in un palazzo in rovina nella gelida punta meridionale del continente. Ormai esausto, alla veneranda età di duecentocinquanta anni, Pinochet non ne può più della vita eterna e del disonore che sente di meritare. Dopo crudeltà e omicidi, vuole solo morire… fino a che una relazione inattesa lo incoraggia a vivere una nuova vita piena di passione controrivoluzionaria.

El Conde. Pablo Larraín. Cr. Luis Poirot/Netflix © 2022.

A quanto pare, i toni saranno quelli della commedia nera, dalle venature horror e con qualche ammiccamento stilistico alla Trilogia del Potere di Aleksandr Sokurov e l’espressionismo tedesco degli anni ’20: tutte premesse promettenti per un film che chi non riuscirà a essere al Lido potrà recuperare subito dopo la fine della Mostra, a partire dal 15 settembre, su Netflix. “Un luogo in cui registi che ammiro molto hanno realizzato film davvero preziosi” Larraín aveva definito la piattaforma di streaming, spiegando in qualche modo la scelta fatta per questo suo nuovo film (il prossimo sarà il “sogno tanto atteso” del biopic sulla Callas, Maria, con Angelina Jolie protagonista, che inizierà a girare a ottobre a Budapest).

Una “avventura” in bianco e nero, sempre per usare le parole del diretto interessato, un ritorno alle radici nel quale il regista cileno ha voluto al suo fianco – oltre al co-sceneggiatore Guillermo Calderón (con lui già in Ema, Neruda, Il club) – tanti attori già diretti in passato, da Jaime Vadell (No), nei panni del redivivo Pinochet, e Alfredo Castro (Tony Manero) a Paula Luchsinger (Ema), Diego Muñoz, Antonia Zegers e Amparo Noguera. Tutti testimoni di una carriera nella quale spesso proprio Pinochet era al centro – direttamente e non – delle vicende raccontate nei diversi film. A conferma della chiara volontà del regista cileno di non far dimenticare gli orrori iniziati con il Golpe dell’11 settembre 1973 nel quale perse la vita il Presidente Salvador Allende.

“Quella del film è una idea vecchia – ha spiegato di recente Larraín, – che si basa sul più pericoloso dei concetti, che una figura come quella di Pinochet possa essere eterna… e che il male possa sopravvivere“. “Non so se possa essere una allegoria, perché è molto diretto. Credo sia giusto dire qualcosa del genere in un momento nel quale sembra che la storia si ripeta, per ricordarci quanto siamo pericolosi“, ha concluso.

Di Mattia Pasquini 

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