HomeCiak In MostraCiak In Mostra 2023Il film del giorno: Lubo di Giorgio Diritti

Il film del giorno: Lubo di Giorgio Diritti

LUBO

Italia/Svizzera, 2023 Regia Giorgio Diritti Con Franz Rogowski, Christophe Sermet, Valentina Bellè, Noemi Besedes, Cecilia Steiner, Joel Basman Durata 181′

L’ultimo dei sei film italiani in gara all’80ma Mostra del Cinema di Venezia segna il ritorno di Giorgio Diritti, dopo che nel 2020 aveva presenziato alla Berlinale col lungometraggio sul pittore Antonio Ligabue Volevo nascondermi (Orso d’argento per la performance di Elio Germano, Nastro dell’anno e sette David di Donatello tra cui film e regia) e al Lido col corto Zombie. Cantore di comunità rurali e personaggi emarginati (entrambi al centro della sua rivelativa opera prima, Il vento fa il suo giro, 2005), stavolta il pluripremiato cineasta compete per il Leone d’oro con Lubo, ispirato al romanzo Il seminatore di Mario Cavatore. La cui lettura, spiega Diritti, «mi ha svelato vicende poco conosciute accadute in Svizzera per cinquanta anni, portandomi a riflettere sul senso di giustizia, sulle istituzioni, sul senso dell’educare e dell’amare». Ne è nato un film da cui «emerge quanto principi folli e leggi discriminatorie generino un male che si espande come una macchia d’olio nel tempo, penetrando nelle vite degli uomini, modificandone i percorsi, i valori, generando dolore, rabbia, violenza, ambiguità… ma anche un amore per la vita e per i propri figli che vuole sopravvivere a tutto e riportare giustizia». Al centro infatti abbiamo il protagonista del titolo (interpretato dal Franz Rogowski di Freaks Out e Disco Boy), un artista di strada nomade che nel 1939, dopo essere stato chiamato nelle fila dell’esercito svizzero per difendere i confini da una possibile invasione tedesca, scopre che sua moglie è morta tentando di impedire alle forze dell’ordine di portare via i tre figli piccoli della coppia, sottratti alla famiglia in ossequio al programma di rieducazione nazionale del governo elvetico, mirante ad estirpare la cultura Jenisch. Per Lubo, è l’inizio di un’odissea alla ricerca dei suoi bambini e per riaffermare la dignità di tanti come lui. Diritti torna insomma a raccontare i soprusi e le ferite della Storia, come fu per uno dei suoi titoli più noti e apprezzati, L’uomo che verrà (2009), rievocazione dell’eccidio di Monte Sole (o strage di Marzabotto) compiuto dai nazifascisti nel 1944 ai danni della popolazione civile dell’Appennino emiliano. Il film, girato nel dialetto locale con sottotitoli in italiano, ottenne due riconoscimenti al Festival Internazionale del film di Roma, nonché tre David di Donatello (fra cui quello al miglior lungometraggio) e tre Nastri d’argento nel 2010.

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