HomeCiak In MostraCiak In Mostra 2023Quando a Venezia arrivò la Storia segreta del nostro cinema 

Quando a Venezia arrivò la Storia segreta del nostro cinema 

Ricordo di una provocazione (di successo) di 20 anni, tra Marco Muller, Lory Del Santo e Schifano. E Tarantino si inginocchiò per Castellari

Qual è stata la retrospettiva alla Mostra del Cinema di Venezia che ha fatto maggiormente parlare di sé ed è circolata nel maggior numero di paesi? La risposta è sorprendente. Siamo nel 2004, Marco Muller assume la direzione del festival e annuncia che sarà organizzata una retrospettiva sul cinema di genere italiano, che tutto questo avverrà in collaborazione con la Fondazione Prada e che tale retrospettiva circolerà subito dopo a Milano, Londra, Melbourne, Tokyo. Il titolo è decisamente blasfemo: Storia segreta del cinema italiano. Per i cinefili militanti, fino a quel momento, la ”storia segreta” riguardava il Giappone del dopoguerra ed era il titolo di un film militante firmato da Nagisa Oshima ancora nella sua fase “politica”, prima di diventare un’icona dell’erotismo con L’impero dei sensi. Ancora più blasfema fu la conferenza stampa di presentazione, con Muller che annuncia che riceverà nel corso del suo speech la desiderata conferma che il titolo più importante della retrospettiva sia davvero proiettabile. Pochi minuti dopo, con mossa studiata, Marco Giusti (uno dei curatori del programma) fornisce l’attesa conferma: W la foca con Lory Del Santo (e l’inimitabile frase di lancio, “che Dio la benedoca”) ci sarà, il programma è salvo…

Lory Del Santo in una scena di W la foca, del 1982, diretto da Nando Cicero

Provocazioni che scuotono decisamente il torpore della critica. C’è chi si straccia le vesti: perché si rivalutano film spazzatura quando altri film più “importanti” sono invisibili? La risposta fu duplice: da un lato stupiva che ci si accorgesse che non c’era una copia buona, poniamo, di Non c’è pace tra gli ulivi solo quando si proiettavano poliziotteschi e western. Dall’altro si faceva notare che dentro la rassegna non c’erano solo W la foca o La guerra di Troia, ma anche i capolavori del cinema sperimentale di Baruchello, Grifi e Schifano, quindi i nomi più importanti dell’underground italiano. Qualche avvisaglia c’era già stata l’anno precedente quando la retrospettiva dedicata ai grandi produttori italiani prevedeva anche Terrore nello spazio di Mario Bava (in rappresentanza del decano Fulvio Lucisano) e La morte ha fatto l’uovo (con Gina Lollobrigida divorata da bianchissime galline…) per le produzioni firmate Cicogna. Ma con la storia segreta del cinema italiano si era superata ogni immaginazione: era uno scandalo, un’offesa alla cultura….

Una sequenza di Terrore nello spazio, di Mario Bava (1965)

Eppure… eppure poi tutti si sono accorti che le sale dedicate a quel curioso insieme di film commerciali e di opere sperimentali erano sempre piene e molto spesso insufficienti per accogliere tutto il pubblico. C’era gente che bivaccava pur di non perdersi un solo fotogramma dei polizieschi di Fernando Di Leo, l’autore più celebrato. E quando un film “d’arte” europeo interminabile e noiosissimo appallava il pubblico della sala Perla, un grido liberatore si levò e fu salutato da un applauso simile a quello ottenuto da Paolo Villaggio con la sua stroncatura del capolavoro di Eisenstein. L’urlo fu: “Dateci Orgasmo”, e non si trattava di una citazione di Bataille bensì del titolo del thriller erotico diretto da Umberto Lenzi che era in programma subito dopo, allo scoccare della mezzanotte. E poi, come dimenticare gli ospiti? Registi come Umberto Lenzi o Sergio Martino che mai e poi mai avrebbero pensato di essere ospiti di un festival erano coccolati, ammirati, intervistati, portati in palmo di mano. I divi erano loro. L’applauso sui titoli toccò a Riccardo Freda, a Giorgio Ferroni, ad Antonio Margheriti. Quando nell’atrio del palazzo del Casino (quindi in uno dei posti ad alta frequentazione) Quentin Tarantino si inginocchia davanti a Enzo G.Castellari gridando: “Maestro! Maestro!”, solo i duri di cuore (o gli invidiosi) non si sono commossi. Da quell’inchino nascerà, pochi anni dopo, Bastardi senza gloria, il remake del film che Castellari si stava recando a presentare, Quel maledetto treno blindato. Come dire: il maggior successo industry nella storia della Mostra. Alla faccia di chi diceva che quei film appartenevano a un passato lontano, irripetibile….

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